Il paradosso della dislessia



Com'è possibile che scrittura e lettura, le invenzioni più importanti mai partorite dall’uomo, siano per alcune persone così faticosamente utilizzabili?

A pensarci bene il cervello di quelle persone, i dislessici, sembra “impostato” per non imparare mai a leggere facilmente, nonostante un'intelligenza nella norma o addirittura superiore. 

È
come se nella storia del “cervello dislessico”, scritta attraverso la sua trasmissione genetica, non ci sia traccia di quel tipo di invenzione e con quella modalità di “configurazione” si sia, poi, riprodotto nelle generazioni future. È chiaro come questo sia un vero e proprio paradosso, in particolare se lo si paragona alle numerose altre abilità che chiunque riesce, con maggiore o minore impegno, ad imparare nel corso della vita. 

Un esempio banale può essere quello della bicicletta con cui qualsiasi bambino ha, prima o poi, a che fare. Si fa tesoro inizialmente dell’ausilio delle rotelle. Se ne toglie prima una poi l’altra man mano che si acquista fiducia. Si cade. Si sta in precario equilibrio. Magari si ricade. 




Un giorno, però, con costanza e impegno si ha sempre più padronanza del mezzo e si comincia ad andare dritti fino a quando l’andare in bicicletta e le tecniche per farla muovere senza cadere diventano routine. La differenza con un dislessico alle prese con la lettura è palese. 

Per lui leggere è come andare in bicicletta ogni volta come fosse la prima. Infatti, nonostante gli sforzi, l’impegno e i molti tentativi, i progressi sono minimi e le cadute sempre frequenti tanto che per poter utilizzare quella tecnologia c’è bisogno di una seconda tecnologia, più evoluta, quella informatica. 

Come se il “cervello dislessico” avesse compiuto un balzo nella sua evoluzione passando direttamente dall’analfabetismo completo o dalla cultura orale all’informatica dei giorni nostri senza passare per l’alfabetismo vero e proprio tipico delle culture scritte. 

Questo paradosso, definibile come “paradosso della dislessia” ha sicuramente degli interrogativi a cui è difficile dare una risposta certa, ma può sicuramente rappresentare con accuratezza la condizione di coloro per cui leggere non è proprio come andare in bicicletta."

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Roberto M.

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