Consigli


1 QUALI SEGNALI PER CAPIRE SE VOSTRO FIGLIO E’ DISLESSICO?

La dislessia viene diagnosticata alla fine della seconda elementare. Ma ci sono segnali che possono far sospettare che un bambino sia dislessico già molto prima:

• un ritardo del linguaggio (il 30% dei dislessici ha un pregresso ritardo del linguaggio).
• difficoltà nello sviluppo delle abilità metafonologiche (trovare parole che iniziano con la stessa lettera, riconoscere e produrre rime, dividere oralmente le parole in sillabe, etc.).
• difficoltà nell’organizzazione spazio-temporale.
• difficoltà nello sviluppo motorio (disegno, ritaglio, nodo etc.).
• nel corso della prima elementare difficoltà eccessive nell’apprendimento della lettura (inversione di lettere a-l, l-a) e della scrittura. Con l’esercizio non si produce un miglioramento. Anzi , con il passare dei minuti la lettura o la scrittura peggiorano.
• stanchezza e affaticamento a scuola e nello svolgere i compiti a casa.
Inoltre la presenza in famiglia di persone con DSA (la dislessia si trasmette geneticamente).

2 A CHI RIVOLGERSI?

Bisogna parlane prima di tutto con gli insegnanti. Vi diranno se vedono le stesse difficoltà in vostro figlio che avete individuato voi. In questo modo, inoltre, potrete capire il loro livello di preparazione sull’argomento. A volte gli insegnanti colgono le forme gravi di dislessia ma più difficilmente quelle lievi.
Il passo successivo è  rivolgersi al pediatra di base e farsi prescrivere  una  valutazione neuropsichiatrica per sospetta dislessia o disturbo di apprendimento, quindi rivolgervi ad un Centro specializzato (indicato nella voce  del menù Centri accreditati).

3 a)OTTENUTA LA DIAGNOSI,  COSA FARE

Esistono Centri dove viene fatta la diagnosi e si programma un progetto riabilitativo, ossia un percorso logopedico per migliorare l’apprendimento e le prestazioni del bambino.
In altri casi, invece, la struttura che ha fatto la diagnosi non offre la riabilitazione ed allora bisogna rivolgersi ad altre realtà pubbliche o private (consultate sempre l’elenco Centri accreditati e chiamate quelli nella vostra zona per sapere se fanno terapia, oppure chiedete indicazioni alla vostra Asl di appartenenza).

E’ importante, se la presa in carico del bambino non avviene nella stessa struttura, che ci sia collaborazione tra le diverse figure professionali.

3 b) OTTENUTA LA DIAGNOSI, COSA FARE CON LA SCUOLA

Se gli insegnanti sono consapevoli del problema, meglio, altrimenti potrebbe essere utile consegnare a ciascuno di loro un testo che spieghi cosa è la dislessia (vedi La dislessia spiegata agli insegnanti). In ogni caso  è d’obbligo  chiedere un incontro con il dirigente Scolastico al quale si consegna una copia della diagnosi (conviene mandarla alla scuola anche per raccomandata con ricevuta di ritorno; vedi Lettera per la scuola)   concordando modalità di incontro e collaborazione tra gli insegnanti e gli specialisti al fine di definire un percorso personalizzato per il bambino.
La diagnosi deve essere sempre fatta protocollare dalla scuola.
Alcuni genitori temono che parlare con il dirigente scolastico possa essere visto in maniera negativa dagli insegnanti, come se voleste scavalcarli . Questo può succedere in effetti in scuole che ignorano le procedure previste per i  dislessici. Se avete questo timore, dite agli insegnanti  avete agito secondo le indicazioni dei tecnici che seguono vostro figlio e del’Associazione  italiana dislessia.
E’ importante mantenere rapporti di collaborazione con gli insegnanti in modo da costruire il percorso più proficuo  per  vostro figlio. Infatti a casa possono emergere difficoltà di tipo scolastico ma soprattutto di tipo psicologico (abbassamento dell’autostima, percezione di diversità rispetto agli altri, ecc.) delle quali è fondamentale  parlare con la scuola.

3 c) OTTENUTA LA DIAGNOSI, COME ELABORARLA NOI STESSI

E’ importante elaborare dentro di noi la diagnosi perché molto spesso, quando ci comunicano che nostro figlio è dislessico, la mente si affolla di mille pensieri e il cuore di forti emozioni.
A volte ci assalgono dei dubbi: come sarà il suo percorso scolastico? Quanta sofferenza proverà? Saprò stargli accanto nel modo giusto? Ecc.
A volte ci tornano in mente tutte le volte che lo abbiamo aiutato nei compiti e ancora ignari del problema ci siamo arrabbiati, gli abbiamo detto frasi che oggi ci fanno sentire in colpa.
A volte alcuni di noi fanno fatica ad accettare il disturbo di apprendimento del figlio . Continuano a  oscillare tra crederci e negarlo.  Questi dubbi  si ripercuotono sul rapporto con il  bambino.
E’ molto importante farsi spiegare dallo specialista che segue nostro figlio quale percorso immagina per lui e farsi consigliare il modo migliore per  sostenerlo.
Quello che dobbiamo pensare è che, comunque, la diagnosi è un primo passo verso una consapevolezza che ci consentirà di aiutare nostro figlio.
Dobbiamo ricordarci che questa è una difficoltà molto diffusa nella popolazione e moltissime persone dislessiche hanno trovato il modo per terminare con successo  gli studi, svolgono lavori soddisfacenti, sono persone FELICI.
E’ molto utile, inoltre, incontrare altri genitori che condividono questo problema (vedi il gruppo di auto-aiuto) per confrontarsi e chiedere consigli. Dalla homepage del nostro sito  inoltre è possibile collegarsi al Forum che è un’altra esperienza di confronto.
3 d) OTTENUTA LA DIAGNOSI, COME AIUTARE I FIGLI AD ELABORARLA
Questo è un compito molto delicato, anche perché molto spesso siamo soli.
I neuropsichiatri svolgono  delle valutazioni periodiche ma se, oltre alla dislessia, il ragazzo non presenta aspetti psicopatologici non possono dedicarci molto tempo.
Possiamo invece confrontarci con altri genitori pur nella consapevolezza che la storia di ogni ragazzo è unica. Dobbiamo in ogni caso  rispettare la volontà di nostro figlio,  nel voler parlare con gli altri del proprio disturbo oppure nasconderlo.  Parlarne, è ovvio, sarebbe la soluzione migliore, ma non possiamo costringere un ragazzo o un bambino.
Dobbiamo distinguere la nostra ansia e le nostre paure dalle sue.
Ci sono bambini e ragazzi che condividono senza difficoltà il loro essere dislessici con i compagni altri che assolutamente non vogliono che i loro amici lo sappiano.
Il problema è loro, noi possiamo consigliarli, dire loro  qual è secondo noi il modo migliore per affrontare questo problema ma NON DOBBIAMO MAI SOSTITUIRCI A LORO.
Probabilmente i figli ci dimostreranno, nel tempo, sentimenti e opinioni diverse. In alcuni momenti ci sembrerà che abbiano accettato le difficoltà, e allora penseremo che il disturbo è stato metabolizzato, per ritrovarci dopo due giorni un figlio in lacrime perché il compagno gli ha detto:”Ma quanto sei lento! Ma come scrivi!” e ci sentiremo di nuovo tremare la terra sotto ai piedi.
E’ tutto normale! Si cresce così!
4) COSA FARE ALLA FINE DELLA SCUOLA PRIMARIA O MEGLIO AL MOMENTO DELL’ISCRIZIONE ALLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Se il bambino non continua nello stesso Istituto Comprensivo della Scuola Primaria, è importante conoscere i Dirigenti della Scuola dove avete intenzione di iscriverlo e capire quanto il corpo docente sia ensibile alle problematiche della dislessia.  A volte può essere utile allontanarsi un po’ dal proprio quartiere pur di trovare un ambiente e degli insegnanti che aiutino nostro figlio a dare il meglio di sé.
Bisogna far fare una rivalutazione dell’evoluzione del disturbo per consegnare una Diagnosi che rispecchi le abilità presenti nel ragazzo al termine della scuola primaria in modo da definire con i nuovi insegnanti un Percorso Personalizzato.
In molti casi i bambini sono riusciti a terminare il percorso elementare senza troppe difficoltà o necessità di utilizzare strumenti compensativi e dispensativi  ma nella fase successiva dell’istruzione potrebbero averne bisogno.
5) COME AIUTARE IL RAGAZZO A SCEGLIERE LA SCUOLA SUPERIORE
E’ importante rispettare i desideri del ragazzo, (è lui che andrà a scuola) ma è  necessario aiutarlo a cogliere i suoi reali talenti, le sue attitudini e anche le sue specifiche difficoltà.
Molto spesso i ragazzi, tutti, tendono a scegliere la scuola in base a quello che fa il migliore amico o la maggioranza dei compagni.
E’ importante, però, farlo riflettere sul fatto che lo studio ha una dimensione individuale e che lui deve scegliere un liceo o un istituto verso il quale è portato.


Si deve iniziare a parlare di questa scelta ogni volta che lui lo chiede e comunque già verso la fine della seconda media. E’ importante  informarsi precedentemente sui vari licei (alcuni non prevedono  il greco e il latino), gli istituti tecnici e professionali e poi discuterne con il proprio figlio.
Anche in questa occasione è fondamentale conoscere i presidi e parlare con loro delle modalità adottate dalla scuola con i ragazzi dislessici.
Al termine della scuola secondaria di primo grado è importante sottoporre il  ragazzo a una valutazione dell’evoluzione del disturbo da presentare alla scuola superiore.
Consegnarne una copia alla scuola e farla protocollare.
6) I RAGAZZI DISLESSICI, NON USUFRUENDO DELLA LEGGE 104, NON HANNO DIRITTO AI GLH(incontri stabiliti in cui insegnanti, genitori e tecnici si riuniscono per programmare e verificare il Percorso Individualizzato) ma potete chiedere comunque una riunione e  un percorso personalizzato nel quale verranno esplicitati gli strumenti dispensativi e compensativi da attuare durante l’anno.
(a cura di Federica Ritorto)


 





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