La dislessia e l'ignoranza del problema



Se secondo Giacomo Stella l’errore più grande che si fa con i bambini dislessici è «l’ignoranza del problema», è bene specificare le diverse significazioni che il verbo “ignorare” può assumere a seconda
dell’utilizzo o del contesto in cui viene inserito. Primariamente esso sta a significare “non sapere e non conoscere”. Per quel che riguarda la dislessia la scarsa conoscenza del problema, dovuta ad un’informazione povera e spesso superficiale, fa sì che molte persone lo ignorino o che al massimo lo conoscano in modo approssimato. Su queste persone si può certamente intervenire effettuando una comunicazione mirata a colmare le lacune, o migliorare, con la giusta informazione, la consapevolezza sull’argomento. Le cose si complicano e meritano attenzione se si analizza la seconda accezione in questione. Infatti, il verbo “ignorare” può anche significare “far finta di non conoscere” o “trascurare”. Per quanto concerne questo punto, per un dislessico incontrare persone di questo tipo durante la propria vita non fa che aumentare l’incidenza delle proprie difficoltà. Chi “fa finta di non conoscere”, infatti, a differenza degli “ignoranti” della prima significazione, ha piena consapevolezza delle nozioni riguardanti la dislessia, ma nonostante ciò produce  ugualmente una visione personale dell’argomento che, di solito, collide con la realtà del disturbo delineata dalla ricerca scientifica. I problemi aumentano in maniera considerevole quando il pensiero di queste persone fa proseliti anche tra altri individui.E' il rischio che si corre sostenendo teorie opinabili come lo sono, ad esempio, quelle della oramai celeberrima Prof.Pellegrino, tra i più accaniti ed attivi “nemici” della dislessia. Di tanto in tanto, infatti, questa insegnante interviene attraverso i mezzi di comunicazione mettendo aspramente in discussione i disturbi specifici dell’apprendimento e gettando fango su tutto ciò che ruota loro attorno arrivando persino a criticare la legge 170/2010, una normativa dello Stato. Campagne di disinformazione come la sua  riescono inspiegabilmente ad ottenere grande successo e seguito. Le sue “lettere” trovano molto spazio sui blog, siti ed anche, purtroppo, su quotidiani di rilevanza locale e nazionale. Un'incredibile considerazione che, invece, associazioni affermate e qualificate come lo è l'Associazione Italiana Dislessia a volte faticano ad ottenere da quegli stessi mezzi di comunicazione.
Il rischio a cui prima si faceva riferimento è proprio che l'inspiegabile potere degli "ignoranti" del problema possa fare proseliti e che il loro "messaggio" possa essere preso realmente in considerazione dall'opinione pubblica andando a ribaltare quella che è la verità dei fatti frutto del lavoro di anni di specialisti e associazioni.
Chi decide di sostenere queste persone, che a volte sirivelano essere solo la punta dell'iceberg di grandi organizzazioni, non va solamente a minare l’encomiabile lavoro svolto negli anni da associazioni come l’AID ma interviene direttamente nelle vite dei bambini e ragazzi con DSA creando ulteriori e pericolosi ostacoli decisamente più insormontabili delle loro difficoltà. E' bene tenerlo sempre a mente.


Photo credit: brainseizer2 via photopin cc

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