La dislessia nei Paesi Anglofoni e la mission dell'International Dyslexia Association
Quando si
parla di dislessia si deve sempre tenere presente che essendo una difficoltà
di natura neurobiologica può riguardare le capacità di leggere e di scrivere di
qualsiasi persona al mondo indipendentemente da quale sia la lingua madre. E' pur vero, però, che non incide allo stesso modo su ognuna di esse, ma ha un grado di influenza
che varia a seconda delle caratteristiche specifiche di ciascun idioma.
L’italiano, ad esempio, è una lingua a ortografia trasparente, il che significa che la corrispondenza fonema - grafema è diretta e quindi le parole si leggono così come sono scritte. L‘inglese, al contrario, è il più classico esempio di lingua a ortografia opaca. La corrispondenza fonema – grafema, in questo caso, risulta indiretta e le parole, nella maggior parte dei casi, si pronunciano in maniera diversa rispetto a come appaiono graficamente. “game” (gioco), solo per fare un esempio, deve esser letto come “gheim” e non letteralmente “game”.
Le differenze fra l’italiano e l’inglese sono evidenti ed evidenti sono anche le complicazioni che qualsiasi bambino anglofono, anche non dislessico, potrebbe incontrare nel corso dell’apprendimento della scrittura nella sua lingua. Quando, poi, a inserirsi lungo questo percorso è anche un disturbo specifico come la dislessia, ecco che imparare a leggere e a scrivere può diventare qualcosa di quasi impossibile. I bambini anglofoni dislessici possono risultare completamente "ciechi alla lettura" della propria lingua e, di conseguenza, incapaci di riprodurla nel modo corretto anche attraverso la scrittura. Sono portati, spesso, a scrivere le parole così come si pronunciano, perciò, nel corso di un dettato, la parola “game” sui loro quaderni potrebbe essere scritta, erroneamente, “geim”. Al contrario un bambino di lingua italiana anche se dislessico avrà sempre minori difficoltà rispetto ai suoi coetanei anglofoni data la forte corrispondenza che lega direttamente grafemi e fonemi delle parole italiane. Nel momento in cui, però, dovrà imparare altre lingue, come nel caso dell’inglese che oramai si insegna già a partire dal primo anno di scuola, anch’essi potranno risultare incapaci di leggere senza commettere errori, pregiudicando, di conseguenza, la comprensione.
L’italiano, ad esempio, è una lingua a ortografia trasparente, il che significa che la corrispondenza fonema - grafema è diretta e quindi le parole si leggono così come sono scritte. L‘inglese, al contrario, è il più classico esempio di lingua a ortografia opaca. La corrispondenza fonema – grafema, in questo caso, risulta indiretta e le parole, nella maggior parte dei casi, si pronunciano in maniera diversa rispetto a come appaiono graficamente. “game” (gioco), solo per fare un esempio, deve esser letto come “gheim” e non letteralmente “game”.
Le differenze fra l’italiano e l’inglese sono evidenti ed evidenti sono anche le complicazioni che qualsiasi bambino anglofono, anche non dislessico, potrebbe incontrare nel corso dell’apprendimento della scrittura nella sua lingua. Quando, poi, a inserirsi lungo questo percorso è anche un disturbo specifico come la dislessia, ecco che imparare a leggere e a scrivere può diventare qualcosa di quasi impossibile. I bambini anglofoni dislessici possono risultare completamente "ciechi alla lettura" della propria lingua e, di conseguenza, incapaci di riprodurla nel modo corretto anche attraverso la scrittura. Sono portati, spesso, a scrivere le parole così come si pronunciano, perciò, nel corso di un dettato, la parola “game” sui loro quaderni potrebbe essere scritta, erroneamente, “geim”. Al contrario un bambino di lingua italiana anche se dislessico avrà sempre minori difficoltà rispetto ai suoi coetanei anglofoni data la forte corrispondenza che lega direttamente grafemi e fonemi delle parole italiane. Nel momento in cui, però, dovrà imparare altre lingue, come nel caso dell’inglese che oramai si insegna già a partire dal primo anno di scuola, anch’essi potranno risultare incapaci di leggere senza commettere errori, pregiudicando, di conseguenza, la comprensione.
E’ chiaro,
quindi, il motivo per cui l’incidenza della dislessia nei paesi anglofoni è
decisamente più elevata rispetto all’Italia. Se nel nostro paese, infatti, i
casi di disturbo della lettura si aggirano intorno al 3 e al 5 % della
popolazione scolastica, negli Stati Uniti, secondo l’International Dyslexia
Association, queste percentuali arrivano a quadruplicarsi fino a raggiungere il
15-20%.
Il
riferimento agli Stati Uniti d’America non è affatto casuale. E’ in questo paese,
infatti, che, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, sono stati avviati i
primi studi sulla dislessia e gli altri disturbi specifici dell’apprendimento
grazie al lavoro del dottor Samuel T. Orton, un pioniere nel campo
dell’educazione e della ricerca sulla dislessia.
Proprio in
suo onore fu fondata nel 1949 l’International Dyslexia Association,
inizialmente chiamata proprio The Orton Society. L’IDA è un’organizzazione
non-profit che si occupa dello studio e del trattamento dei disturbi di
apprendimento, della dislessia e delle disabilità basate sul linguaggio.
La mission
di questa associazione, e quindi, gli obiettivi verso cui tendono tutte le sue
attività, si basano su tre elementi cardine:
- tutti gli individui hanno il diritto di realizzare il proprio potenziale;
- le capacità di apprendimento possono essere rafforzate;
- le barriere sociali, educative e culturali per l’acquisizione e l’uso del linguaggio devono essere abbattute.
Il logo dell'International Dyslexia Association |
L’International Dyslexia Association è presente, però, anche in tutto il resto del globo attraverso collaborazioni con altre organizzazioni affini. I partner globali sono in tutto 21 situati in 18 paesi e distribuiti su ognuno dei 5 continenti. Una delle missioni dell’IDA è di diffondere informazioni aggiornate e adeguate sulla dislessia in tutto il mondo e le sedi internazionali, in qualità di partner globali IDA, hanno deciso di sostenere questo scopo offrendo la gamma più completa di informazioni e servizi che riguardano le difficoltà legate all’apprendimento della lettura e della scrittura.
L’obiettivo principale di qualsiasi azione messa in atto da questa associazione è quello di dare l’opportunità anche ai dislessici di condurre una vita soddisfacente e produttiva non solo per se stessi ma anche per la società intera. Si comprende quest’ultimo passaggio se si fa attenzione alle cifre che segnalano gli abbandoni scolastici in USA: "nel 2007 6,2 milioni di giovani fra i 16 e i 24 anni (16%) ha abbandonato la scuola e questo costerà alla nostra società una cifra stimata intorno ai 260.000 dollari ciascuno in mancati guadagni, tasse e produttività. In America l’alto tasso di abbandono scolastico è diventata una crisi nazionale". E’ proprio su questo livello che l’International Dyslexia Association si prefigge di intervenire attraverso informazione prevenzione e ricerca. Lo slogan dell’associazione, posto sulla maggior parte delle pubblicazioni in calce al simbolo, ha la capacità di sintetizzare tutto questo: Creating hope, creating possibility, creating partnership. Speranza, possibilità e collaborazione sono, dunque, gli elementi fondamentali affinché anche coloro che hanno difficoltà di lettura e scrittura, competenze necessarie nel ventunesimo secolo secondo la stessa IDA, possano realizzare le loro potenzialità ed anche essere produttivi a beneficio del resto della società. La collaborazione è, quindi, fondamentale per evitare che questi studenti siano lasciati soli o confinati in un angolo buio. Assicurare loro il diritto allo studio è un dovere per chiunque perché il fallimento del loro corso di istruzione non graverà solamente su loro stessi, ma influenzerà la totalità degli individui che compongono la società.
Maggiori informazioni sull'International Dyslexia Association qui: IDA
Roberto M.
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