Dislessia e testimonianze: "Il dente preistorico" di Alessio F.
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Qualche giorno fa ho ricevuto da Alessio F. un bellissimo brano, un ritratto della sua vita da bambino, che, con il suo permesso, ho deciso di condividere pubblicamente convinto che in molti possano far tesoro delle sue emozionanti parole.
Buona lettura:
"Il dente preistorico.
Avevo
nove anni ed ero un piccolo fantasioso archeologo.
Il
giardino di casa era la mia giungla. Potevo liberamente uscire di casa, ma mi
resi conto già da un po’, che se adagio camminavo, di più particolari mi sarei
accorto. D'inverno, mettevo l'occhio e la torcia, tra le fessure dei muretti
di casa, a scovare le lucertole in letargo. Passavo serate intere a fare il
verso ai Barbagianni e agli Allocchi, spesso mi riducevo con tosse e
raffreddore per settimane, pur di vedere quel battito d'ali bianco nella
notte. A scuola i miei compagnetti camminavano con la tasca buona piena di
figurine dei calciatori panini. Sul
fondo delle mie si poteva trovare sabbia e qualche sassolino interessante
trovato per strada. Non ero un grande appassionato di calcio ne tanto meno di
figurine, quindi era difficile trovare con i miei amichetti un discorso
interessante. Così, spesso mi trovavo a stare con le mie compagne a parlare
del colore del cielo o dell'arrosto della mamma. Devo dire che questa scelta
nel tempo si è rivelata interessante e costruttiva per i miei rapporti di
coppia.
Un
pomeriggio di Febbraio che il vento tirava a botta sulla casa in collina dove
vivevo, mi ero messo a giocare con i soldatini sul solito muretto a ridosso
del giardino con la terra più chiara di riporto.
Aveva
piovuto a dirotto il giorno prima e la terra era calata di volume. Il mio
occhio attento nota una forma a me comune. Quella piccola pietra gialla non
era una semplice pietra, ma l'originale dente di una razza del Giurassico,
riaffiorata dalla terra di riporto che qualche mese prima un camion aveva
svuotato nel mio giardino per rinnovare il terreno. Conoscevo quel dente ,
perchè avevo una collezione catalogata di copie fossili, che raccoglievo in
edicola.
Felice
come una pasqua di quello che avevo in mano, corsi da mia madre in casa, con
le scarpe sporche di terra e le mani fredde dopo aver lavato sotto l'acqua
corrente del fonte in giardino il piccolo fossile.
La
testa mi era diventata un pallone per l'emozione e continuai a spiegare a mia
madre di quanti milioni di anni si era fatto quel dente prima di averlo io tra
le mani, ma non fu tanto accorta al mio entusiasmo e per il dispiacere ,
rimisi il dente in tasca assieme alla copia in resina che conservavo a casa.
La sera prima di andare a letto, dimenticai fossile e copia in tasca e il
giorno dopo tutto fini in lavatrice per levare le macchie di erba dalle
ginocchia.
No
ne rimase più nulla del mio ritrovamento, tanta che feci in modo di
dimenticarlo per non pensarci più.
Storie
come queste ve ne potrei raccontare molte, perchè spesso per i miei discorsi
troppo lunghi e profondi ho perso l'attenzione che mi aspettavo di avere dal
mio interlocutore.
Ho
29 anni e la mia vita ha continuato ad essere una scoperta tutti i giorni. E
ho imparato a selezionare le persone con cui spartire la mia vita felice,
sbagliando destra con sinistra o leggendo lentamente, senza paura di essere
giudicato."
Roberto M.
Fonte immagine: LecceSette
Roberto M.
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