Storie di dislessia: "A scuola castighi, richiami e punizioni. Ora sono più serena"

Mi chiamavano lazzarona e svogliata. Avevo gli incubi. Ora sono una studentessa universitaria e so come affrontare le difficoltà.



Rebecca, che ringrazio, ha voluto condividere con tutti noi la sua storia di dislessia. Una storia difficile, fatta di tanti ostacoli e sofferenze. Una storia non dissimile da tante altre, purtroppo:

"Io ho 25 anni, sono dislessica, disgrafica, disortografica e discalculica. Fortunatamente la mia famiglia quando ero in 2° elementare ha avuto una particolare attenzione sul mio rendimento scolastico e mi ha fin da subito aiutata col supporto di psicologa, logopedista e neuropsichiatra oltre all'insegnante! Hanno fatto tutti un ottimo lavoro (nonostante negli anni 90 fossi uno dei primi casi poiché non ancora conosciuta la dislessia), tant'è che non ho mai perso anni di scuola piuttosto che essere bocciata o avere debiti formativi!

L'essere dislessica non mi pesava più di tanto con la maestra di italiano perché con lei le problematiche di ogni bambino, quando e se si presentavano, venivano da subito affrontate chiarite e condivise coinvolgendo così la classe ed ottenendone il supporto necessario. Italiano era l'unica materia in cui riuscivo meglio dal momento che non dovevo copiare dalla lavagna ma facevo per la maggior parte dettature e micro testi, ed i miei sforzi nel merito venivano riconosciuti e gratificati con voti e giudizi espressi in  caratteri cubitali che la maestra scriveva a volte occupando una pagina intera per aumentare la mia autostima.

Purtroppo però questo approccio  non trovava continuità con le altre maestre. In 4° elementare una maestra, a causa della lentezza nel copiare dalla lavagna, arrabbiata mi disse: "finisci di copiare a casa dalla lavagna!" Assurdo. Ricordo i dolorosi richiami all'attenzione ed i castighi o compiti di punizione, i "riscrivi tutto in modo ordinato" per non parlare dei fogli strappati. Venivo definita lazzarona svogliata e nullafacente.

La cosa più difficile in assoluto e MAI RISOLTA, è stata proprio far comprendere alle altre maestre, ed in futuro ai professori, cosa comportava la difficoltà.

Non è stato facile superare il disagio interiore, infatti erano frequenti gli incubi notturni, mi svegliavo urlando e piangendo senza un apparente motivo.

Ringrazio davvero chi mi ha aiutata e tutti coloro che ho incontrato nel mio percorso che tuttora mi vede studentessa universitaria (alla faccia di chi mi reputava non idonea al proseguimento degli studi piuttosto che colei con mancanza di capacità!), Ora come ora sono riuscita a migliorare tantissimo nonostante la difficoltà di comprensione del testo scritto rimanga accentuata...purtroppo anche il prendere appunti mi crea difficoltà perché all'epoca non vi erano metodi compensativi specifici, quindi l'unico mezzo d'aiuto era una fonte(mentale) esterna, la docente mi prendeva appunti lei...infatti ora sono un po' in crisi a causa dei nuovi mezzi compensativi che io non riesco e non so utilizzare, ho avuto appunto altre strategie! Pur nella progressione ancora oggi non posso fare a meno di mente fotografica, schizzi, mappe, memorizzazione, pc, calcolatrice e non mi deve mancare un tempo adeguato a disposizione.

Il mio percorso di vita fin qui non è stato facile, ora però posso affermare di sentirmi più serena e di avere la possibilità di saper affrontare quelle difficoltà che spesso in passato sono state per me come ripidissime scalate affrontate con affanno, scivoloni, riprese e tanta fatica."


- Rebecca -

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Roberto M.

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