Il dislessico e la "guerra" quotidiana contro Gutenberg
Senza
dubbio il 2010 può essere considerato per la dislessia un annus mirabilis data l’approvazione nel nostro Paese della Legge 170, una normativa in grado, se applicata, di concedere Pari Opportunità alle migliaia di studenti DSA, di permetter loro di raggiungere il successo scolastico e di mettere fine alle tante storie fatte di
discriminazioni, rabbia e frustazione.
Ma da dove nascono tutte queste storie? E' possibile ipotizzare l’esistenza di un annus horribilis che le ha generate e continua tutt'oggi a generarle?
[…]Io dovevo nascere prima che un mostro di persona gli venisse in mente d’inventare la scrittura e la lettura. Se non fosse stata inventata la lettura io Mirco sarei più felice. (Stella, 2004, p.127)
Le parole
di Mirco, la cui storia è raccolta fra molte altre in “Storie di dislessia” di
Giacomo Stella, anche se ingenuamente, offrono una risposta precisa ed acuta
alla domanda. In effetti, si è detto che la dislessia si manifesta, oltre che
attraverso possibili segni premonitori durante la scuola dell’infanzia, quando
il bambino inizia il periodo di scolarizzazione obbligatoria e diventa
ufficialmente uno studente.
Mirco, essendo egli stesso uno scolaro ed avendo la consapevolezza delle sue difficoltà con l’apprendimento, “maledice” l’inventore della scrittura e della lettura e si proietta all’indietro nel tempo, quando queste attività ancora non erano state scoperte. La sua idea è che prima di quel periodo sarebbe stato più felice perché non avrebbe avuto le difficoltà che ha ora quando si trova davanti un libro o in mano una penna, e la sua dislessia, quindi, non avrebbe influito sulla sua vita perché sarebbe rimasta latente.
In realtà,
essendo di natura genetica, si suppone che questa caratteristica sia sempre esistita e abbia accompagnato l’uomo dalla sua comparsa fino ad oggi. Il momento
determinante, e non a torto, a detta di Mirco è stato però l’invenzione della
scrittura e della lettura. Questo momento, secondo il parere di molti studiosi,
va collocato prima del 3000 a.C., quando in Mesopotamia i sumeri (Diamond,
1998, pp. 166-186) crearono un insieme di segni universalmente riconosciuti che
rappresentavano i suoni pronunciati dai parlanti, sistema che poi fu preso in
prestito, copiato e modificato da popolazioni limitrofe come gli Egizi. Un
altro luogo dove la scrittura fu inventata con certezza fu l’America centrale,
dove videro la luce una dozzina di sistemi di segni che non hanno nulla a che
vedere con quelli euroasiatici, il più antico dei quali è quello dello
Zapotechi attestato intorno al 600 a.C. Altri sistemi di scrittura nati
presumibilmente in modo indipendente sono pervenuti dai polinesiani dell’Isola
di Pasqua, e dai cinesi intorno al 1330 a.C. La scrittura non si diffuse in
modo uniforme su tutto il pianeta ma nacque in modo spontaneo solo in
specifiche zone e tra popoli non più cacciatori-raccoglitori ma sedentari che
avevano quindi più tempo per dedicarsi allo sviluppo di nuove invenzioni. La
distanza tra i popoli di quel tempo, quindi, sembra essere stata la causa
determinante per la mancata diffusione della scrittura in tutto il mondo. Ma
non è l’unica. I sistemi di allora avevano un limite molto importante dato dal
fatto che erano usati da pochissime persone come gli scribi o i sacerdoti,
limitazioni volute perché, secondo Claude Lévi-Strauss (Diamond, 1998, p. 183),
la funzione della scrittura in quel tempo era di «facilitare l’asservimento di
altri esseri umani». I re e i sacerdoti sumeri ad esempio, volevano che i
caratteri cuneiformi servissero agli scribi per tenere il conto delle tasse,
non al popolo per poetare e ordire complotti. Tali limitazioni riservavano
l’uso della scrittura a pochi e ostacolarono lo sviluppo di metodi di scrittura
più semplici.
La
digressione nel tempo appena compiuta potrebbe essere utile per possibile
ipotizzare che se Mirco fosse nato appena dopo quel periodo, nonostante
l’invenzione della scrittura, avrebbe avuto meno difficoltà di quante ne abbia
oggi perché, come si è detto, questa specifica abilità, e con essa la lettura,
è stata per molti millenni concessa solo a pochissimi eletti. Basti pensare che
molti poemi, tra cui quelli omerici, venivano trasmessi oralmente e che i primi
filosofi prediligevano l’oralità come mezzo di insegnamento. Mirco quindi se la
prende ingiustamente con gli inventori della scrittura, ovviamente la più
grande invenzione mai concepita dall’uomo grazie alla quale ha avuto origine la
civiltà.
Per individuare un altro periodo indiziabile come l’annus horribilis
per la dislessia occorre perciò andare molto più avanti nel tempo. Marshall
McLuhan offre uno spunto interessante per la ricerca di questo periodo con la
sua opera Galassia Gutenberg (1962) dove afferma che «con l’avvento della
stampa a caratteri mobili si compie definitivamente il passaggio dalla cultura
orale alla cultura alfabetica». Seguendo questo filo conduttore si giunge
quindi al 1455, anno in cui Gutenberg stampa il primo libro (la Bibbia) con la
nuova tecnica di sua ideazione. Questa data è considerabile perciò oltre che
l’anno orribile per la dislessia e i dislessici anche il loro “anno zero” alla
stregua di quello che è per la Cristianità la nascita di Cristo. Infatti,
quell’anno si rivela essere uno spartiacque tra due ere l’una basata
prevalentemente sulla cultura orale e la seconda fondata prepotentemente sulla
cultura scritta.
![]() |
Il grafico mette a confronto la storia dell’umanità, in particolare riferimento alla scoperta e all’evoluzione della scrittura, e la storia della dislessia. |
La portata dell’invenzione
della stampa a caratteri mobili per la cultura occidentale si intuisce se solo
si pensa che nel 1500, dopo soli cinquanta anni dalla sua nascita, in un’Europa
con pressappoco cento milioni di abitanti, circolavano dai venti ai trenta milioni
di libri stampati (Paccagnella, 2004, p.90). Se il manoscritto amanuense era
un’opera unica da trattare come fosse un oggetto sacro, il libro stampato
diviene secondo le parole di McLuhan «la prima merce uniforme e ripetibile», il
simbolo di un mutamento economico, ma soprattutto una trasformazione di enorme
portata delle forme di conoscenza e del sistema culturale. L’introduzione della
stampa da parte di Gutenberg ha accompagnato il processo di mutamento che ha
condotto alla scienza occidentale e alla società moderna, ed è stata la spinta
che poi in seguito porterà allo sviluppo dell’istruzione obbligatoria.
La nascita della cultura scritta è stata senza dubbio una rivoluzione ancora più forte nella vita di un dislessico. Se fino ad allora il disturbo specifico della lettura non aveva modo di manifestarsi, dal 1455 in poi comincia a dare segno della sua presenza e a far sì che il gap fra un dislessico e un normolettore si ampliasse via via col passare del tempo. E il deciso aumento dell’alfabetismo di massa verificatosi in molti paesi Occidentali dall’ottocento in poi ha dato un impulso ulteriore a questo divario aumentando a dismisura la percezione di queste difficoltà.
La nascita della cultura scritta è stata senza dubbio una rivoluzione ancora più forte nella vita di un dislessico. Se fino ad allora il disturbo specifico della lettura non aveva modo di manifestarsi, dal 1455 in poi comincia a dare segno della sua presenza e a far sì che il gap fra un dislessico e un normolettore si ampliasse via via col passare del tempo. E il deciso aumento dell’alfabetismo di massa verificatosi in molti paesi Occidentali dall’ottocento in poi ha dato un impulso ulteriore a questo divario aumentando a dismisura la percezione di queste difficoltà.
Grazie a
questo breve excursus all’interno della storia dell’uomo è possibile fare ancora un’ultima
considerazione. Si è detto che se Mirco, bambino dislessico, fosse nato ancor
prima dell’invenzione della scrittura, non avrebbe di certo avuto tutte quelle
difficoltà che si trova ad affrontare oggi fra i banchi di scuola. Sarebbe
stato davvero così? L’origine della dislessia non è data né dal sistema
scolastico né tantomeno dall’invenzione della stampa a caratteri mobili, ma
dalla sua natura genetica. Addirittura il
“cervello dislessico” comincia a formarsi già nel feto a causa di un’alterata
migrazione neuronale. La scuola, la lettura e la scrittura sono, quindi,
fattori sicuramente decisivi per la manifestazione della dislessia in tutte le
sue specifiche caratteristiche, ma non di certo la causa della sua presenza.
Per concludere, l’esistenza dei dislessici è pensabile come una “guerra”
quotidiana contro Gutenberg e la sua stampa a caratteri mobili e ad oggi, anno
563 d.G (dopo Gutenberg), la contesa, nonostante le battaglie vinte come quelle
della legge 170 del 2010, sembra tutt’altro che terminata.
Roberto M.
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Roberto M.
Photo Credit: VermontDead Line Blog
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