Dislessia: "Noi insegnanti tendiamo ad imporre il nostro stile di apprendimento"


"La scuola deve cambiare come cambia la società. Si dice sempre: se io torno nella mia città natale dopo 50 anni non la riconosco più tranne se torno nell'aula della mia classe che probabilmente è identica a com'era 50 anni fa. Purtroppo per la didattica è così".

Con queste parole, tratte da una recente intervista radiofonica, il Prof. Giacomo Stella ci delinea i tratti di una scuola che ha molte difficoltà ad innovarsi e che fatica ad adottare una didattica più inclusiva.

Non è un concetto nuovo. Tra le righe lo ritroviamo in ogni storia di dislessia che genitori di dislessici o dislessici stessi decidono di condividere con tutti noi.

Lo scorgiamo, però, anche nei commenti e nei pensieri di molti insegnanti. Un punto di vista interno alla scuola, per questo molto prezioso.

E' il caso, ad esempio, di Annalisa, un'insegnante che ha voluto dire la sua proprio su questo argomento:

"Noi insegnanti tendiamo ad imporre il nostro stile di apprendimento, quello che abbiamo adottato durante gli anni scolastici, all'università ed infine nell'insegnamento, ritenendolo valido ed esaustivo.

L'errore è proprio questo, l'incapacità di adottare strategie che favoriscano stili di apprendimento differenti...

È più facile trincerarsi dietro percorsi didattici noti e collaudati piuttosto che aprirsi a strade mai percorse e pertanto ritenute inefficaci e scarsamente valide.
#pariopportunita
#
lascuolaleale"

- Annalisa -



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Roberto M.
 
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Commenti

  1. Purtroppo è assai vero. Ciò vale anche per la discalculia, che rende praticamente impossibile l'apprendimento e la comprensione della matematica attraverso la didattica classica. Del resto per l'insegnante non adeguatamente formato è praticamente impossibile comprendere cosa accada nella mente di un alunno discalculico.

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  2. A me la svolta da insegnante è arrivata con la diagnosi di dislessia di mio figlio... è stata dura all'inizio affiancarlo nella maniera adeguata, ma questo mi ha permesso di capire tante sfumature del loro modo di approcciare all'apprendimento e soprattutto il grande investimento emotivo che fanno nel non rimanere indietro. Da qui ho capito che quello che è utile ad un dislessico può essere utile a tutta la classe e quindi non differenzio mai il lavoro, ma lo progetto già in un'ottica inclusiva.

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